Nel numero di aprile di Harvard Business Review ho letto un articolo molto interessante sul tema del brainstorming.
Hal Gregersen, autore ed esperto di leadership, propone un modo nuovo di vivere il brainstorming e identifica tre fasi da seguire per ottenere il meglio da questo strumento.
Tutto nasce dalla consapevolezza che molte persone restano bloccate nel ricercare idee originali e che spesso non si arriva a nessuna soluzione concreta, anche con evidenti cali motivazionali da parte dei membri del team.
La proposta dell’autore è quindi di orientare il brainstorming alle domande invece che alle risposte, per aprire nuove prospettive promettenti e per avviare un problem solving più efficace.
Le tre fasi sono:
1- Preparare il terreno: identificate il problema, scegliete le persone più adatte da coinvolgere e spiegate loro le regole del lavoro
2- Generate le domande con il brainstorming: l’obiettivo è produrre più domande possibili sul problema (almeno 15) in 4 minuti, senza giudizio
3- Identificate una linea di interrogazione e portatela avanti: scegliete le domande che vi hanno più colpito, espandetele in una sequenza logica e concretizzatele in almeno un nuovo comportamento.
Il numero di batterie di domande consigliato è di almeno 3, per dare più efficacia al processo.
Questo nuovo modo di fare brainstorming è molto potente, come potenti sono le domande giuste quando sono fatte al momento giusto.
